Docente universitario
All'ultimo anno di liceo ero completamente indeciso su quale facoltà scegliere. La materia che mi appassionava di più era la matematica ma ho scelto ingegneria informatica ritenendola in qualche modo più abbordabile. Al terzo trimestre del primo anno di ingegneria ho capito che non ero per niente interessato né alla teoria dei segnali né alle reti logiche. Ho deciso così di passare al secondo anno di matematica. All'inizio non è stato per niente facile. Al primo anno di ingegneria si studia analisi e algebra lineare e comunque con un approccio molto concreto. L'impatto con l'algebra e l'astrazione è stato devastante. Nonostante questo con tanto studio e l'aiuto di diversi docenti e studenti di matematica sono riuscito a rimettermi in carreggiata. Nel luglio del 2007 ho ottenuto la laurea triennale e nel luglio del 2009 la specialistica. Entrambe le tesi erano in geometria algebrica.
La cosa che mi è stata chiara dopo questa esperienza è che credo sia quasi impossibile studiare per cinque anni una disciplina alla quale non si è per niente interessati. La matematica dal mio punto di vista è qualcosa di estremamente bello che almeno in parte tutti dovrebbero conoscere. Al di là delle teorie e dei concetti credo che fornisca una struttura mentale particolarmente flessibile.
Tuttavia ci sono anche questioni concrete non trascurabili. Alla fine della specialistica ero indeciso se fare un dottorato o cercare un lavoro. Mi sono informato sulle esperienze lavorative di laureati in matematica più vecchi di me. Il panorama italiano non era allettante. In un certo senso l'offerta lavorativa per un laureato in matematica è ampia (molto più ampia che per laureati in altre discipline) ma d'altra parte per una persona che ha fatto matematica per la matematica, quasi tutti questi impieghi sono di scarso interesse. Nella maggior parte dei casi si tratta di lavorare nell'ambito della finanza. Anche l'insegnamento nella scuola superiore sembrava una strada impervia.
Così nel settembre del 2009 ho iniziato il dottorato alla SISSA di Trieste. Fare ricerca in matematica è molto diverso da studiare matematica. Il sentimento tipico del matematico che cerca di dimostrare un teorema è la frustrazione. Questo stato di disagio viene completamente annullato e ripagato da pochi ma intensi momenti che portano alla soluzione di un problema. Per fare ricerca in matematica bisogna prima di tutto imparare a tollerare la frustrazione. Il lato positivo è che ogni giorno ci si misura con qualcosa di diverso e si evita la ripetitività dei lavori tradizionali.
Tuttavia chi pensa di intraprendere la carriera accademica deve prendere in seria considerazione la possibilità di doversi spostare. Oggi giorno è praticamente impossibile trovare un lavoro in un'università italiana. Tuttavia sembra sia ancora possibile tirare avanti per un numero indefinito di anni con impieghi precari e non è per niente chiaro come questo stato di cose evolverà in un prossimo futuro.
D'altra parte ritengo che per un matematico completare tutta la formazione nello stesso istituto sia deleterio. Questo perché si finisce per fossilizzarsi su un particolare aspetto di una disciplina e comunque si entra in contatto con un numero molto limitato di matematici con i quali poter condividere conoscenze ed esperienza. Purtroppo questo è un fenomeno tipico dell'accademia in Italia.
Fatto sta che alla fine del dottorato mi sono trasferito all'IMPA di Rio de Janeiro per un postdoc di due anni. L'IMPA è un ottimo istituto per fare ricerca in matematica e il Brasile è un bel paese in cui vivere. D'altro canto bisogna fare i conti con la distanza dalle persone care e dal proprio paese d'origine che nonostante tutto, per qualche motivo misterioso, rimane nel cuore. Il Brasile, e più in generale i paesi dell'America Latina, hanno molto da offrire dal punto di vista della ricerca. Non è raro che una persona molto giovane, di circa trent'anni, trovi una posizione permanente. Cosa che ora è molto difficile in Europa e impossibile in Italia.
Nel maggio del 2015 ho superato un concorso per una posizione permanente all'Universidade Federal Fluminense (UFF) di Rio de Janeiro, e sono entrato in servizio a settembre 2015. Una posizione permanente rispetto ad un contratto a tempo determinato presenta diversi vantaggi. Per esempio si può smettere di chiedersi “chissà dove sarò tra due anni?” e di perdere tempo scrivendo progetti di ricerca per le posizioni di postdoc.
Se cinque anni fa qualcuno mi avesse detto che mi sarei trasferito a Rio de Janeiro di sicuro non ci avrei creduto. Di fatto ora ci sono, con tutti i dubbi del caso. Vivo a 10.000 Km dal mio paese ma se non altro faccio un lavoro che qualche volta dà soddisfazione e questo, in altri ambiti, non è scontato.
Credo di aver analizzato gli aspetti negativi e positivi della mia esperienza come studente e ricercatore in matematica. Alla fine direi che si tratta di scegliere quello che ci piace e cercare il compromesso più accettabile. D'altra parte questo è molto soggettivo e forse intrinseco della vita.
Alex Massarenti