Le Riforme e i progetti idraulici dell’Italia napoleonica
Dettagli dell'evento
Quando
dalle 17:00 alle 18:30
Persona di riferimento
L'evento, che è stato realizzato in collaborazione con la Società di Storia delle Scienze Matematiche, si terrà presso la sala delle conferenze dell'Accademia delle Scienze in via del Gregorio n.13 e potrà essere seguito on line collegandosi all'indirizzo: meet.google.com/zrg-qmfo-jeq
Pur nella sua brevità, il periodo napoleonico in Italia fu denso di riforme che ebbero grande influenza nei
periodi successivi. Assieme ad altre riforme della vita economica e sociale, esso vide in particolare un
generale riordino dell’amministrazione delle acque. L’unificazione politica realizzata con la Repubblica
Cisalpina (1797), trasformata in Repubblica Italiana (1802) e quindi Regno d’Italia (1805), con l’annessione
del Veneto e successivamente delle Marche, permise di affrontare in una ottica globale vari problemi
idraulici, impossibili a risolversi quando il bacino del Po era diviso tra stati diversi.
Tra i maggiori progetti sviluppati vi furono la sistemazione di tutto il corso del Po con i suoi affluenti e
diramazioni, la creazione di un canale navigabile che collegasse il Mare Adriatico con il Tirreno (Canal
d’Adriatique), la bonifica delle Valli Grandi Veronesi, la sistemazione degli scoli del Polesine, del sistema
idraulico Brenta-Bacchiglione e della laguna di Venezia, del sistema Reno-Po e dei torrenti appenninici
collegati.
Quando il Piemonte, la Toscana e i territori dello stato della Chiesa entrarono a far parte dell’Impero francese
(1810), vennero affrontati anche la bonifica delle Paludi Pontine, della Valdichiana e gli interventi sul corso
del Tevere.
Inizialmente, la progettazione degli interventi più urgenti fu affidata ad apposite commissioni idrauliche, che
operarono per alcuni anni e che raccoglievano il meglio delle competenze matematiche e tecniche italiane.
Parallelamente procedette la legislazione organica in materia d’acque con una prima legge generale della
Repubblica d'Italia (20 aprile 1804) che istituiva due “idraulici nazionali” nel governo centrale e un Magistrato
d'acque in ogni Dipartimento. Dopo la creazione del Regno d'Italia fu istituito un Dipartimento governativo
dei Ponti, Argini e Strade (6 maggio 1806), e un Corpo di ingegneri di Acque e Strade, per i quali era prevista
la formazione universitaria di quattro anni.
I progetti di interesse strategico (porti, ponti, vie di comunicazione con l’estero...) furono in realtà sottratti
da Napoleone alle competenze degli idraulici e ingegneri italiani, e affidati agli ingegneri dei Ponts et
Chaussées. Tra questi un ruolo predominante ebbe Gaspard Riche de Prony, che fu in Italia per un periodo
complessivo di circa due anni, distribuito in almeno tre missioni successive. La collaborazione tra idraulici
italiani e francesi fu assai produttiva in alcuni casi, ma non priva di polemiche in altri, in cui gli ingegneri
italiani giudicavano i principi dell’idrodinamica inapplicabili alla realtà dei fiumi e rivendicavano la superiorità
della propria tradizione nella conoscenza delle leggi empiriche.
Alla luce di numerosi documenti ritrovati negli archivi italiani e francesi, verranno illustrate le principali
riforme introdotte e i principali progetti elaborati, con particolare riguardo a quelli che interessavano il
territorio ferrarese.